La tecnica della costruzione delle vetrate.

La tecnica della costruzione delle vetrate.
Il modello dell’opera, generalmente di grandezza pari alla vetrata, veniva disegnato su una tavola di legno spalmata di gesso, sostituita più tardi con materiali più maneggevoli quali la carta , la pergamena e il cartone ( quest’ ultimo di origine italiano).Sul modello cosi preparato venivano disposti i vetri tagliati. Dopo un montaggio provvisorio dei pezzi, indispensabile per il controllo dell’insieme, si procedeva alla pittura dei singoli vetri ; una tinta di colore scuro la cosi detta grisaille, veniva impiegata per definire i tratti principali del disegno e per dare risalto al modellato.

vetrata
Successivamente i pezzi venivano incastrati nell’armatura di piombo che, oltre a tenerli insieme, sottolineava i contorni dell’ immagine. Problema fondamentale dello studio della vetrata gotica è il rapporto che intercorre tra il pittore che fornisce il disegno e il maestro vetraio che taglia i vetri e li dipinge a grisaille. Nella creazione di vetrate dipinte delle cattedrali gotiche francesi ( ricordiamo i magnifici complessi duecenteschi di CHARTHES, Di Bourges, della Sainte Chapelle di Parigi) il pittore curava personalmente le vetrate o seguiva da vicino l’opera del maestro vetraio.

Il legame tra architettura e arte vetraria

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L’origine dell’impiego del vetro trasparente per creare schemi diafani, da utilizzare per la chiusura di finestre o di altre aperture nella pareti degli edifici, è antichissima; ciononostante tutte le tecniche impiegate a tale scopo hanno poco in comune con la vetrata quale è venuta a diffondersi in occidente nel corso del XII e XIII secolo.
La fortuna e la diffusione della vetrata costituita da lastre in vetro di vari colori , unite da una rete di righelli di piombo e inserite in una intelaiatura metallica , sono strettamente collegata alla sviluppo dell’ architettura gotica, caratterizzata dalla progressiva perdita di spessore dei muri sperimentali, in favore di un dinamico alleggerimento delle pareti degli edifici. Ce lo confermano l’opera del monaco Teofilo, la schedula diversarun artium, in cui troviamo un’ accuratissima descrizione delle tecnica di creazione delle vetrate.
L’esempio italiano: il Duomo di Siena
Una separazione dei ruoli più netta sembra invece essere presente in Italia, dove la tecnica della vetrata non raggiunge l importanza e la diffusione ottenuta del settentrione europeo. Nella penisola, oltre ai cicli più antichi come quelli della basilica superiore di Assisi, dovuti a maestranze tedesche prima, francesi e italiane poi,va ricordata la vetrata del coro dell’ Duomo di Siena (1287-88), in cui disegno è stato attribuito alternamente a Duccio di Buonasera o a Cimabue.

IL grande “ occhi” circolare è suddiviso in nove scomparti, 5 dei quali formano una croce greca, mentre i restanti quattro sono collocati negli spigoli in forma di pennacchi. L’artefice della vetrata dimostra una perizia tecnica e una sensibilità non comuni, là dove riesce a tradurre, in una tecnica diversa, i raffinati colori della pittura. È importante sottolineare inoltre le intelligenti e precoci soluzioni spaziali, che animano l’opera; la mandorla con la vergine nello scomparto di dell’ assunzione è portata in evidenza tramite un sottile accorgimento: gli Angeli portatori creano effetto profondità spaziale intero pendo le ali e i piedi, in più punti, i contorni della cornice.

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